Nanomedicina, venetissima


Se l’Europa guarda alla medicina del futuro il Veneto, come ci racconta Wired Italia risponde con 500mila euro. Lo stanziamento partito il 22 febbraio viene dalla Regione, sarà gestito da Veneto Nanonotech, primo polo italiano sulle nanotecnologie applicate ai materiali, e si rivolge alla nanomedicina, la nuova frontiera tecnologica che potrà portare il nostro continente all’avanguardia in campo hi-tech.

Ancora poco sviluppata a livello mondiale, la nanomedicina ha ampi margini di crescita a livello economico ma soprattutto una forte ricaduta a livello sociale. Le sue molteplici applicazioni possono migliorare la nostra salute influendo sugli attuali sistemi di diagnosi, sulle terapia, agevolando la prevenzione delle malattie e degli stati traumatici.

Nato nel 2003 con uno stanziamento di 42 milioni di euro da parte del Miur e della Regione, Veneto Nanonotech è un consorzio pubblico/privato che coordina la ricerca e il trasferimento tecnologico per le nanotecnologie applicate ai materiali.

La scelta della sede non è casuale. Il Veneto vanta il più elevato indice di imprenditorialità a livello nazionale e un’alta concentrazione di imprese in tutti quei settori interessati dalle nanotecnologie. Dopotutto, l’ampiezza del comparto è impressionante e si estende dall’automotive alla robotica industriale, dall’elettronica all’ambiente fino ai beni di consumo e ai prodotti medicali e dentali.
A tutto questo lavorano a stretto contatto assieme alle 19 società e organizzazioni commerciali e industriali, le provincie di Padova, Venezia, Treviso, Rovigo ma soprattutto le Università di Padova e Verona, la Ca’ Foscari di Venezia, lo Iuav e il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali che contribuiscono con più di più di 600 persone tra professori, ricercatori e dottorandi.

All’interno del distretto si trova anche il Civen, Coordinamento Interuniversitario Veneto per le Nanotecnologie, un’associazione senza fini di lucro che progetta e realizza iniziative di formazione, di ricerca, di sperimentazione industriale e di trasferimento tecnologico al mondo imprenditoriale nell’ambito del settore.

A guardare i numerosi progetti di ricerca del distretto, racchiusi in 7 macrosettori, diventa chiara l’applicazione delle nanotecnologie, una materia ancora oscura che però troviamo nella vita di tutti i giorni.

Continua su: wired italia

some carrots


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Il mio blog non emette Co2!


Make your blog carbon neutral! For free!

Fare parte dell’iniziativa “Il Mio Blog non ha emissioni di Co2” è sicuramente un modo per aiutare l’ambiente! Tutto quello che devi fare lo troverai qui sotto. Make it happen – make it green!

“My blog is carbon neutral” è un iniziativa che è originariamente partita in germania dal programma “Make it Green” che ha come obiettivo la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, Noi pianteremo un albero per questo blog e neutralizzeremo le emissioni di Co2 di questo blog come minimo per i prossimi 50 anni! Tutti possono farlo, è gratis ed è una piccola goccia nel mare , ma anche il mare è formato da tante piccole goccie. Tutti gli alberi sono importanti!

Here’s how you can participate:

  1. Scrivi un post su quest’iniziativa e aggiungi il widget preferito!
  2. Sottoscrivi i feed di questo blog qui
  3. Manda una e-mail (in inglese!) all’indirizzo: CO2-neutral@kaufda.de
  4. Noi (loro) pianteranno un albero nella riserva nazionale Pluma!

Make your blog carbon neutral here!

Today is the day


Giornata mondiale dell’acqua! Oggi in tutto il mondo! Perchè l’acqua è un bene comune inalienabile!

Que viva zapata!

http://www.unwater.org/worldwaterday/

 

LOL

L’altra intervista a Gino Strada


Gino Strada

Image via Wikipedia

Intervista a Gino Strada di Wanda Marra

L’opinione pubblica tace e le coscienze dormono, ma secondo il leader di Emergency, nonostante sia stato preso alla sprovvista, “il movimento arcobaleno reagirà”“La guerra è stupida e violenta. Ed è sempre una scelta, mai una necessità: rischia di diventarlo quando non si fa nulla per anni, anzi per decenni”. Gino Strada, fondatore di Emergency (che tra l’altro proprio in questi giorni sta lanciando il suo mensile E, in edicola dal 6 aprile), mentre arriva il via libera della comunità internazionale all’attacco contro la Libia e cominciano i primi bombardamenti, ribadisce il suo “no” deciso alla guerra come “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, citando la Costituzione italiana.

Che cosa pensa dell’intervento militare in Libia?
Questo è quello che succede quando ci si trova davanti a situazioni lasciate incancrenire. L’unica cosa che auspico è che si arrivi in fretta a un cessate il fuoco. La risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu è molto ambigua nella formulazione: vanno adottate “tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione civile”. Vuol dire tutto e niente.

Dunque, lei è contrario?
Assolutamente. Il mio punto di vista è sempre contro l’uso della forza, che non porta da nessuna parte.

Ma allora bisogna stare a guardare mentre Gheddafi bombarda la sua popolazione?
Sono un chirurgo. Non faccio il politico, il diplomatico, il capo di Stato. Non so in che modo si è cercato di convincere Gheddafi a cessare il fuoco. E poi le notizie che arrivano sono confuse e contraddittorie.

Però, alcuni punti sembrano chiari: che Gheddafi è un dittatore, contro il quale c’è stata una rivolta popolare e che sta massacrando i civili, per esempio…
Che Gheddafi sia un dittatore è molto chiaro. Che stia massacrando i civili è chiaro, ma impreciso: lo fa da anni, se non da decenni. E noi, come Italia, abbiamo contribuito, per esempio col rifornimento di armi. Se il principio è che bisogna intervenire dovunque non c’è democrazia, mi aspetto che qualcuno cominci i preparativi per bombardare il Bahrein. Che facciamo, potenzialmente bombardiamo tutto il pianeta? Sia chiaro, non ho nessuna simpatia per Gheddafi, ma non credo che l’uso della violenza attenui la violenza. Quanti dittatori ci sono in Africa? Bisogna bombardarli tutti? E poi: con questo ragionamento, la Spagna potrebbe decidere di bombardare la Sicilia perché c’è la mafia.

Questo conflitto però viene percepito come intervento umanitario, più di quanto non sia accaduto, per esempio, con quelli in Afghanistan e in Iraq. Lei non crede che questo caso sia diverso da quelli?
Ogni situazione è diversa dall’altra. I cervelli più alti del pianeta hanno una visione della politica che esclude la guerra. Voglio rifarmi a ciò che scrivono Einstein e Russell, non a ciò che dicono i Borghezio e i Calderoli. Sarkozy non mi sembra un grande genio dell’umanità. E dietro ci sono sempre interessi economici.

Ma qual è la soluzione?
A questo punto è molto difficile capire cosa si può fare. Si affrontano le questioni quando divengono insolubili. A questo punto che si può fare? Niente, trovarsi sotto le bombe. Non è possibile che si ragioni sempre in termini di “quanti aerei, quante truppe, quante bombe”. Invece, magari avremmo potuto smettere di fare affari con Gheddafi.

Che cosa pensa della posizione italiana?
Vorrei conoscerla. Frattini un paio di giorni fa ha detto che “il Colonnello non può essere cacciato”. Cosa vuol dire: che non si deve o non si può? Noi non abbiamo nessuna politica estera, come d’altra parte è stato ai tempi dell’Afghanistan e dell’Iraq.

Salta agli occhi come questa guerra stia scoppiando senza una vera partecipazione emozionale. E senza nessuna mobilitazione pacifista. Per protestare contro l’intervento in Afghanistan ci furono manifestazioni oceaniche in tutto il mondo.
A Roma eravamo tre milioni.

E adesso dove sono quei tre milioni?
Non è un dettaglio il fatto che le forze politiche che allora promuovevano le mobilitazioni, in Parlamento poi hanno votato per la continuazione della guerra. E, infatti, la sinistra radicale ha perso 3 milioni di voti.

Ma al di là della politica, l’opinione pubblica tace.
Questa guerra è arrivata inaspettata: se andrà avanti sicuramente ci sarà una mobilitazione per chiedere che si fermi il massacro.

Inaspettata o no, il silenzio del movimento pacifista colpisce.
Il movimento pacifista esiste e porta avanti le sue battaglie, da quella per la solidarietà, alla lotta contro la privatizzazione dell’acqua, al no agli esperimenti nucleari. E certamente si farà sentire per chiedere la fine del massacro.

Dunque, secondo lei non c’è un addormentamento delle coscienze?
Certo che c’è, e non potrebbe essere il contrario. Abbiamo un governo guidato da uno sporcaccione, e nessuno dice niente. Ha distrutto la giustizia, e nessuno dice niente. Sono anni che facciamo respingimenti e si incita all’odio e al razzismo. Non sono cose che passano come gocce d’acqua.

Tratto da Micromega

Forse l’opinione di Gino Strada è quella che più si adatta a quell’opinione che non ho mai voluto esprimere. Certo se ci saranno manifestazioni noi saremo in piazza e, se non ci saranno manifestazioni NOI le organizzeremo.

Best Regards

Intervista a Gino Strada sulla Libia


Gino Strada

Image via Wikipedia

Intervista a Gino Strada di Emergency:

“Sono Gino Strada di Emergency, era necessario attaccare la Libia? Io credo proprio di no, io credo che la scelta della guerra avvenga casualmente e non credo che la guerra sia una necessità, non lo è mai, è sempre una scelta per tanti ragioni che possono essere anche diverse.”

La guerra è sempre una scelta
“La guerra è sempre una scelta, questa in particolare, bastava avere voglia di evitarla, ma insomma c’era già chi si era abbondantemente preparato. Il triste è che si continua a pensare a questo strumento come risoluzione dei problemi e questo è tipico di cervelli meno che mediocri tra i politici e i militari governanti.
I danni dell’intervento saranno dei danni umani e dei danni politici. Il danno umano sarà un carico presumibilmente ancora una volta enorme di sofferenze per una popolazione, al di là di quale sia l’appartenenza tribale o le connessioni politiche, le preferenze, sarà il popolo della Libia che pagherà un carico di sofferenze disastroso. Sul piano politico, io qui non sono un esperto, però mi pare che questa esportazione continua e riproposizione della guerra come strumento unico e lecito ormai, insomma se poi non è lecito non fa niente la si fa lo stesso, sia politicamente pericoloso perché riesce ad innescare poi dei rischi a catena. La risoluzione del 1973 che, se non sbaglio è del 18 febbraio, dice una cosa estremamente interessante proprio all’inizio: che il Consiglio di sicurezza sottolinea la necessità di fare tutti gli sforzi per arrivare a una soluzione della crisi che non comprenda l’uso della forza. Non gli si è neanche dato il tempo di finire di scriverla questa risoluzione che già questi hanno detto “Allora attacchiamo, siamo pronti”. Ma quelli parlavano di No-fly zone parlavano nel contempo di fare sforzi, cosa vuole dire fare sforzi? Voleva dire per esempio mandare ispettori, ispettori dell’O.N.U., ispettori della Lega Araba, gente che andasse là con lo scopo di dire “Ragazzi giù le mani dai grilletti, è il momento di parlare, di dialogare”. Nulla è stato fatto: nulla. Dentro tutti e ovviamente il nostro Paese siccome è retto da una classe politica che non sono solo dei delinquenti politici perché delinquono contro la Costituzione, che è anche nostra di cittadini non è solo loro, sono anche dei cervelli molto molto mediocri. E la mescolanza di questi due elementi dei delinquenti politici e dei cervelli mediocri è insomma potenzialmente esplosiva.

Il balletto italiano
Ma questo non lo so perché il governo italiano continui a cambiare posizione, non lo so. A leggere le dichiarazioni mi viene più spesso da ridere per la drammatica stupidità e quindi cambia poi di giorno in giorno no. Il ministro degli Esteri dichiara “Il colonnello non si può cacciare”, ma cosa vuole dire?
Che non è possibile cacciarlo o che non si deve cacciare? Quelli che tornavano dall’Unione Sovietica molti anni fa, molti decenni fa quando gli chiedevano “Allora come si sta in Russia? – perché la gente la chiamava la Russia – e la risposta era “non ci si può lamentare”, quindi non si capiva se non ce n’era motivo o se fosse vietato. Ecco mi sembrano risposte analoghe.
La Francia è stata sorprendentemente, per alcuni aspetti e poi magari a qualche analista politico la cosa non sorprende, la prima che ha dichiarato noi siamo pronti a bombardare, questo una settimana prima addirittura della risoluzione del Consiglio di Sicurezza, queste cose Sarkozy le dice il giorno 10, lui è un precursore e la Francia avrà i suoi interessi o Sarkozy avrà anche i suoi interessi personali politici di immagine, che ne so avranno ovviamente ambizioni su contratti petroliferi etc. etc.. Queste sono cose che ovviamente io non posso sapere, noi cittadini direi non possiamo sapere, possiamo soltanto presumere, però da notarsi questo atteggiamento che è esattamente nello spirito della collaborazione e della fratellanza tra i popoli, cioè ancora prima che il Consiglio di Sicurezza si sia riunito questo ha già deciso “Io bombardo”. Eh va beh fa parte anche lui della grande bassezza di questa classe politica europea.”

Tratto da:  blog di peppe grillo, da youtube e da wikipedia – risoluzione 1973

Ma cosa ci stavano a fare?


Il giro di ruota che stanno prendendo gli affari libici è qualcosa che mi sconvolge, non riesco ad articolare un pensiero, mi vengono solo delle domande, molte domande:

  • Perchè erano presenti nel mediterraneo 5 navi statunitensi e un sottomarino?
  • Perchè da qualche giorno tutti i giornali espongono con tragica magnificenza il numero degli esorbitanti armamenti che l’Italia e la Nato hanno?
  • Perchè la sinistra che non ha approvato la guerra in kosovo, ha manifestato contro la guerra in afghanistan nel 2001 e ha manifestato contro la guerra in Iraq ma, dopo aver approvato il trattato di amicizia italo-libica ha appoggiato completamente l’invasione della Libia?

 

Il manifesto dell’antimodernità


Io ho firmato  

Un Modello di sviluppo atroce, sfuggito dal controllo anche di chi pretende di governarlo, ci sta schiacciando tutti, uomini e donne di ogni mondo. Proiettandoci a una velocità sempre crescente, che la maggioranza non riesce più a sostenere, verso un futuro orgiastico che arretra costantemente davanti a noi – perchè è lo stesso modello che lo rende irraggiungibile – crea angoscia, depressione, nevrosi, senso di vuoto e inutilità. In occidente questo modello paranoico è riuscito nell’impresa di far star male anche chi sta bene (566 americani su mille fanno uso abituale di psicofarmaci). Esportato ovunque, per la violenza dei nostri interessi e quella, ancor più feroce, delle nostre buone intenzioni, il modello occidentale ha disgregato popolazioni, distrutto culture, identità, specificità, diversità, territori, tutto cercando di omologare a sè.

Il marxismo si è rivelato incapace di contenere e di sconfiggere il capitalismo. Perchè non è che una variante inefficiente dell’Industrialismo. Capitalismo e marxismo sono due facce della stessa medaglia. Nati entrambi in occidente, figli della Rivoluzione industriale, sono illuministi, modernisti, progressisti, positivisti, ottimisti, materialisti, economicisti, hanno il mito del lavoro e pensano entrambi che industria e tecnologia produrranno una tale cornucopia di beni da far felice l’intera umanità. Si dividono solo sul modo di produrre e di distribuire tale ricchezza. Questa utopia bifronte ha fallito. L’Industrialismo, in qualsiasi forma, capitalista o marxista, ha prodotto più infelicità di quanta ne abbia eliminata. Per due secoli Capitalismo e Marxismo, apparentemente avversari, in realtà funzionali l’uno all’altro, si sono sostenuti a vicenda come le arcate di un ponte. Ma ora il crollo del marxismo prelude a quello del capitalismo, non fosse altro che per eccesso di slancio.

Su questi temi fondanti però si tace o li si mistifica. Anche le critiche apparentemente più radicali si fermano di fronte alla convinzione indistruttibile che, comunque, quello industriale, moderno, è ‘il migliore dei mondi possibile’. Sia il capitalismo sia il marxismo, nelle loro varie declinazioni, non sono in grado di mettere in discussione la Modernità perchè nella Modernità sono nati e si sono affermati. Danno per presupposto ciò che deve essere invece dimostrato.

Stanchi di subire la violenza dell’attuale modello di sviluppo e il silenzio complice o la sordità di coloro, politici ed intellettuali, che dovrebbero farci da guida e invece ci stanno portando all’autodistruzione, in una società che non è più capace di recepire argomenti ma solo ‘coup de theatre’ abbiamo quindi pensato, recuperando una antica tradizione, di ricorrere ad un MANIFESTO in 11 punti che traccia le linee ideali e culturali di un programma che intendiamo portare anche in campo politico, extraparlamentare e parlamentare. Vogliamo passare all’azione .

Levate la testa, gente. Non lasciatevi portare al macello docili come buoi, belanti come pecore, ciechi come struzzi che han ficcato la testa nella sabbia. Infondo non si tratta che di riportare al centro di Noi stessi l’uomo, relegando economia e tecnologia al ruolo marginale che loro compete. Chi condivide in tutto o in parte lo spirito del Manifesto lo firmi. Chi vuole collaborare anche all’azione politica, nei modi che preferisce e gli sono più congeniali, sarà l’arcibenvenuto. Abbiamo bisogno di forze fresche, vogliose, determinate, di uomini e donne stufi di vivere male nel “migliore dei mondi possibili” e di farsi prendere in giro. Forza ragazzi: si passa all’azione.

Postulato all’undicesimo punto: non mi riconosco più in uno stato perchè mi riconosco nell’unione europea, insieme di molteplici stati.

Non il solito Post di retorica nazionalista


emblem of the Italian Republic

dal presente

Dell’Unità e di altre storie

Perchè questa festa è di nazione senza il suo -ismo

Ho aspettato, molto, a scrivere questo articolo per godermi appieno tutte le celebrazioni, tutte le feste e simili di questa giornata, e non voglio soffermarmi troppo sulle più diverse aziende che dicono BUON COMPLEANNO ITALIA mentre licenziano migliaia di dipendenti, italiani, e non voglio nemmeno fare folle retorica come quella che abbiamo ampiamente visto sui giornali di questi giorni a proposito delle polemiche che hanno suscitato i “leganordisti” non presentandosi alle cerimonie nelle quali si onora la repubblica che tutti loro, da soldati hanno giurato di difendere. Voglio, in questo giorno un po’ più speciale, passare ai fatti, ed elencare un po’ di statistiche di questo selvaggio est-nord.

..nella via che porta al..

Le statistiche qui riportate sono state effettuate dall’agenzia Demos che ha sede a Vicenza e sono pubblicamente visibili a quest’indirizzo.                                 L’analisi, basata su metodi statistici verificabili sul sito del garante per le comunicazioni dona un risultato inaspettato, perchè se le parole sono parole e valgono, i fatti, accuratamente documentati lo valgono ancora di più; infatti è emerso che nel Nordest 8 persone su dieci esprimono il loro orgoglio di essere italiani e, in Veneto addirittura l’85%. Insomma, la campagna leghista che ha opportunisticamente utilizzato le celebrazioni dell’Unità per rivendicare il primato dell’identità padana e veneta NON ha raggiunto il risultato atteso. Infatti L’orgoglio nazionale continua ad essere largamente maggioritario, come l0adesione ai miti e ai simboli della storia nazionale, dal sondaggio emerge che la Costituzione, il Tricolore e l’inno di Mameli sono fra i riferimenti maggiormente condivisi nel Nordest, d’altra parte come già dimostrato sempre dall’osservatorio del Nordest, il sentimento unitario e la fiducia nei confronti del Presidente della Repubblica prevalgono anche fra i sostenitori dell’attuale governatore del Veneto, Luca Zaia; a conferma che una componente estesa, anzi maggioritaria degli elettori leghisti non intende, in alcun modo sostituire l’Italia con la Padania. L’indagine mostra fenomeni inatttesi, la quota degli elettori della Lega che si dicono “orgogliosi di essere italiani” (86%) è superiore rispetto ai corrispettivi elettori del centro-sinistra, con il 78,5% degli elettori del Partito Democratico e con il 70,6% di IDV e SEL.

..futuro!

Insomma, il Veneto che leghista e il Veneto antiromano che parla di Indipendenza e che canta “Va’ Pensiero” si rivela più orgoglioso di essere italiano rispetto all’elettorato di sinistra e di centrosinistra. Questo dovrebbe dare da pensare a tutti, sia ai leader Leghisti, che capiscano che il loro consenso non deriva dalle minacce secessioniste o dai loro richiami alla patria padana, bensì dalla richiesta – frustrata – di autonomia e di efficienza espressa dai veneti e da molti altri cittadini del Nord oltre che dalle paure globali e locali, il voto leghista quindi riflette la domanda di contare di più nel rapporto con lo stato che la voglia di andarsene dall’Italia. E per tutta l’opposizione, perché la festa di unità nazionale non deve diventare una “preghiera laica” altrimenti si rischia che il 17 marzo 2012 a nessuno verrà in mente di contestare la festa dell’Unità semplicemente perché non ci sarà una festa; e poi che i momenti dal fascismo ad oggi in cui è stato riscontrato un maggiore orgoglio di essere italiani sono stati a metà degli anni ’90 e quest’anno, ovvero nei momenti in cui l’unità stessa era ed è stata messa in discussione, perché se ne parli, perché l’Italia rimanga una cosa viva e non un santino da appendere nel cruscotto.

Buona Notte e, buona fortuna; con il memento che la festa dell’unità non è solo oggi, ma tutto quest’anno e, in realtà sempre!

P.s. propositi per l’anno a seguire: più che bandiere italiane noi vogliamo bandiere europee! Qui di seguito riportiamo il sondaggio alla base di questo splendido articolo.

UN ORGOGLIO “POLITICO”?
Quanto si sente orgoglioso di essere italiano? (valori percentuali di quanti si
dichiarano molto o abbastanza orgogliosi di essere italiani in base
all’orientamento politico)
78.5 –> Pd
70.6 –> Idv
89.3 –> Pdl
86.2 –> Lega Nord
90.9 –> Fli
70.9 –> Udc
70.6 –>Sel
85.2 –> Altri Partiti
83.6 –> Incerti, reticenti
82.7 –> Tutti (Media)

Fonte: Demos, Osservatorio sul Nord Est, Febbraio 2011 (Base: 1000 casi)

Il Treno Verde passa anche quest’anno


Il treno verde è  un vero e proprio convoglio che viaggia su rotaie con un “carico” di iniziative volte all’informazione e all’educazione ambientale. Il Treno Verde sosta circa cinque giorni in ogni stazione, a seconda dell’itinerario stabilito che varia di anno in anno, dove è possibile visitare le sue carrozze allestite con mostre, plastici, sale video, sale conferenze, che fungono da veri e propri laboratori di educazione ambientale. Contemporaneamente le centraline dell’Istituto Sperimentale delle Ferrovie dello Stato analizzano campioni d’aria per verificarne la qualità e raccolgono dati sull’inquinamento acustico. L’obiettivo della campagna è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e delle amministrazioni locali sui temi della qualità urbana. Un discorso che implica necessariamente un confronto su argomenti come l’effetto serra, i mutamenti climatici, il risparmio energetico, il riutilizzo dei rifiuti, la tutela del nostro patrimonio artistico e culturale. In due parole: sviluppo sostenibile! Noi del blog questo genere di iniziative le abbiamo sempre sostenute, ma quest’anno assumono una valenza piuttosto speciale infatti il treno Verde 2011 passerà anche per Vicenza!

Vi invito quindi tutti ad andare alla Nostra stazione dei treni per assistere. A Vicenza il treno passerà i giorni 15, 16 e 18 aprile.

Speriamo quindi che questo sia un forte segnale per l’amministrazione e la cittadinanza tutta, infatti seguendo quello che dicono i bollettini dell’ARPAV la qualità dell’aria vicentina è pessima e, stiamo continuamente superando la soglia dei PM10, gas estremamente dannosi per l’uomo.

Che dire quindi, vi aspettiamo sul treno!

Fonti: Legambiente.eu